giovedì 7 febbraio 2013

1967: Due mostre a confronto tra Genova e Foligno.



- Mostra di Foligno nel Giugno del 1967, di Gino Marotta e Lanfranco Radi, “lo spazio dell'immagine” a Palazzo Trinci, il tutto patrocinato dall'allora vicesegretario del partito della DC Flaminio Piccoli.


- Germano Celant nel settembre/ottobre del 1967, da vita al termine “Arte Povera” nel catalogo della mostra di Genova, presso la Galleria della Bertesca di Francesco Masnata.



Entrambe le mostre vengono “allestite” (vedremo poi il motivo del virgolettato) in un momento culturale particolarmente fecondo in l'Italia, che aveva visto primeggiare l'esperienza artistica dell'Informale, intesa come corrente appartenente alla sfera del gesto ed alla negazione della raffigurazione tradizionale; esperienza che si allarga all'intera Europa, una sorta di risposta all'Astrazione americana ed alla recente produzione di stampo Minimalista.


Francia (con Dubuffet e Froutrier) e Italia (con Fontana e Burri), divengono sorvegliate speciali della prima produzione Informale.

Se dietro le motivazioni della Mostra di Genova l'Arte povera rifiutava, guardando alle mode americane, quella serialità consumistica schiava di una produzione industriale, quella di Foligno apre a scenari completamente nuovi. L'opera d'arte ammonisce la sua riproducibilità attraverso il suo montaggio, specifico per quella mostra e per quello spazio.
Non è più lo spazio ad adattarsi all'opera ma l'opera stessa ad adattarsi allo spazio condiviso.

Ecco perchè il concetto di allestimento è di fondamentale importanza, perchè ottiene una considerazione tale da paragonandosi al significato stesso dell'opera, anzi è il suo precedente più importante poiché senza quel particolare allestimento non gli è possibile assumere quel determinato significato.

Tra le distanze causali però vi sono anche delle condivisioni oggettive. Entrambe le mostre vengono promosse in Italia, entrambe nello stesso anno (anzi a distanza di pochi mesi l'una dall'altra), entrambe confermano l'importanza fondamentale che l'Italia aveva tra gli anni '60-'70, sia per quanto riguarda le riflessioni sui temi più attuali, sia per la spinta progressista verso la modernità.

Foligno: Quando parlo di allestimento parlo di costruzioni come quella di Gino Marotta in Bosco Naturale o Artificiale, parlo di costruzioni come quella di Gianni Colombo in After Structure, parlo di costruzioni come quella di Ceroli in La Gabbia. L'opera d'arte allora non è più un oggetto da guardare ma un esperienza da vivere.

Ugualmente a Genova: artisti come Boetti, Fabbro Kounellis, Pascali, si riappropriano di uno spazio pre-industriale, quasi rurale contemplando tradizione e artigianato.

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