sabato 6 luglio 2013

exemplum virtutis...per un ritorno educativo

Getto le basi per quello che credo possa essere considerato un ottimo punto d'inizio per ricollocare finalmente l'Arte all'interno del substrato sociale in cui si esprime:

1. Contare qualcosa nel riassetto delle istanze Etiche, Civiche e Morali di cui oggi si è, io per primo, orfani.
2. Sanare il più possibile quello che ritengo essere un vuoto perpetuo sostenuto dall'arte "alta", da quando essa si rese "moderna", sino al punto di non ritorno.

Un punto di estremo interesse nella situazione artistica attuale.
Presi già ad evidenziare il rapporto esistente tra Arte ed Educazione durante una piccola parentesi critica di non molti mesi fa, sempre qui, sulla finestra di FortissimamenteArte...

..."capita che l'arte, a volte, debba scendere dal podio intellettuale ed isolazionista in cui si è rifugiata per vanteria e snobbismo, ed entrare quindi in collisione con le istanze della vita reale, che peraltro l'hanno generata. Istruire le masse, tornare a farle diventare individui consapevoli e non più entità sommaria. Non è purtroppo una costatazione ma un vivo auspicio."

...per adempiere al proprio dovere (ammettendo che ne debba avere uno), non è necessario che l'arte si riduca ad "arte del popolo". Estremamente significativo basterebbe essa si proponesse come "arte per il popolo". Manterrebbe così il suo status di materia elitaria, poiché espressamente derivante da nozioni interdisciplinari, senza per questo porsi come arrogante o superba.

Il senso di frustrazione che deriva dall'incomprensione dell'oggetto che si ha difronte, sia esso empirico o performativo, non solo annulla la ricchezza che da esso può scaturire, ma in molti casi, e per certi aspetti in maniera più pericolosa, generare ritrosia e totale disinteresse per qualsiasi forma artistica venga proposta. Vedere quanti provano a dare una propria interpretazione del fatto artistico a cui si rivolgono con perseverante speranza, genera una pena infinita nell'animo di chi crede nel potere istruttivo dell'Arte.

Dall'alto delle loro Cattedre, gli intellettuali godono nel vedere lo smarrimento della folla che plaude inconsapevole. Non rendendosi conto che quelle cattedre sono riconosciute solo ed esclusivamente da chi quell'arte l'ha compresa, e comprendendo questa riconosce gli studiosi più brillanti e maggiormente intuitivi. Se ora quegli stessi intellettuali perseverano in questo arroccamento snobbista, vedranno allontanarsi anche chi li ha confermati come punti di riferimento. E' un rischio verosimile.

L'Arte viene spesso vista, ma mai contemplata, segno che nessuno sente di imparare da essa.
Per chi si è nutrito dei suoi insegnamenti, questa sì, è un amara costatazione
          
il tema di "Galatea e Pigmalione": nella speranza che l'arte torni viva

All'Italia....1818 o 2013 (?)




O patria mia, vedo le mura e gli archi 
e le colonne e i simulacri e l'erme 
Torri degli avi nostri, 
Ma la gloria non vedo, 
Non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi 
I nostri padri antichi. Or fatta inerme, 
Nuda la fronte e nudo il petto mostri. 
Oimè quante ferite, 
Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,
 Formosissima donna! Io chiedo al cielo
 E al mondo: dite dite; 
Chi la ridusse a tale? E questo è peggio, 
Che di catene ha carche ambe le braccia; 
Sì che sparte le chiome e senza velo 
Siede in terra negletta e sconsolata, 
Nascondendo la faccia 
Tra le ginocchia, e piange. 
Piangi, che ben hai donde, Italia mia, 
Le genti a vincer nata 
E nella fausta sorte e nella ria.