L'Urlo di Munch, manifestazione del
grido di disperazione dei moti intimi che scappano improvvisamente
dalla morsa costante dell'Io.
Se dalla moda francese impressionista
la tela ereditava come soggetto “ciò” che si vede, in cui per la
prima volta non si dipingevano più i soggetti che guardavano ma la
“cosa” guardata, ora l'Espressionismo nord-europeo fa della tela
un luogo di liberazione; non più i soggetti, non già la cosa
guardata, ma la cosa “sentita”, il materiale rimosso dirà Freud
tra qualche anno.
La linea ondulata e onirica si
rintraccia nel lavoro di Van Gogh, precursore assoluto dell'arte
espressionista nel ricordo dell'opera “voli di corvi in un campo”
datata 1890.
Il simbolismo è parte integrante
dell'evoluzione del pensiero dei Nabis, che ereditarono da Gauguin la
sua capacità di esplorare il tempo al di là del presente.
Una scena quotidiana, una situazione
reale alla quale l'artista dona espressione visiva e ancor più
emotiva. Ma non c'è solo l'urlo qui dentro! Tutt'intorno quella
figurazione spettrale non vi è tempo perso, c'è paesaggio e
contesto, che motiva il gesto dall'esterno. Senza quei colori, senza
il ponte di Nordstrand, senza il secondo piano degli amici in
lontananza che aiuta ad isolare il soggetto, senza l'imbrunire del cielo, dello scurirsi dell'acqua,
quella sensazione sarebbe stata ingiustificata e assolutamente fuori luogo.
La manifestazione del momento in una
nota d'intima riflessione, generata e non immaginata.
L'arte Europea tutta sta cambiando ed è
nella trasformazione che abitano gli artisti come Edward Munch.
In lui si riconoscono tradizioni e si
ritrovano intuizioni, sintomo di una straordinaria capacità di
comprensione ed innovazione artistica.
Tra poco la linea si farà più dura e
spezzata, i colori verranno sovrapposti in grumi di sporcizia,
l'incupirsi della storia sfocerà nella I Guerra Mondiale.
Nessun commento:
Posta un commento