FortissimamenteArte
propone un nuovo modo di intendere “mostra” .
Se
davvero crediamo nel potere educativo dell'arte allora che lo si
comprenda fino in fondo.
Basta
con queste mostre “contenitore”.
Celebratissimi
dalle istituzioni e attentamente monitorati dalla critica, questi
“contenitori d'arte” prosperano indisturbati sin dalla notte dei
tempi. Acclamate fino allo sfinimento dai fan del mito (ora
Caravaggio ora gli Impressionisti) queste mostre, che prima traevano
la propria ragion d'essere dalla necessità di sensibilizzare
l'opinione pubblica, ora permangono in uno stallo perenne che non
permette loro di uscirne finalmente rinnovate.
Quale
bisogno c'è, se non per far cassa e confondere ulteriormente le idee
a chi guarda, di riempire sale e sale di Musei pubblici o privati di
opere, tanto numerose da sembrare una collezione di suppellettili
piuttosto che di opere d'arte.
Davvero
crediamo che il numero sia più importante del senso?
Crediamo
davvero che passando di fronte ad una boutique con dieci capi esposti in
un unica vetrina, questi suscitino maggior ammirazione o curiosità
di un solo abito, indossato da un solo manichino, isolato in uno
spazio circostante interamente pensato per lui?
Come
un capo racconta in se tutta la perizia e l'amore che c'è dietro il
suo concepimento, così l'opera contiene in sé tutta la creatività
ed il bagaglio di idee che l'hanno generata.
Ricordateci
qual'è la differenza tra un capo artigianale ed un prodotto
commerciale?
Ricordateci
qual'è la differenza tra un opera d'arte ed un poster?
Soddisfare
il gusto abbietto e meschino di un epoca male educata e ostinatamente
arrogante come la nostra, è diventato più importante dell'opera
stessa; l'allestimento, la pubblicità, il mito dell'artista
maledetto, più importante del suo risultato artistico. Un ego
sconfinato di una civiltà corrotta dall'eccesso e da una sicurezza
straripante. (la crisi ci ha reso meno eccentrici ma è una forzatura non lo siamo diventati realmente)
Provate
a parlare con le persone e contate quante volte la parola “io”
esce dalle loro frasi, dai discorsi di qualsiasi genere. Sommate “io”
ad ogni “io” precedente e comporrete un saggio composto solo da
quelle due vocali che ripetendosi all'infinito riempiranno pagine e
pagine di nulla.
E
chi sta concorrendo a dimostrare questa "diseducazione" collettiva? Non
gli imprenditori, ne la gente comune, ma i suoi protagonisti:
artisti, curatori, soprintendenti, professori... Proprio gli addetti
ai lavori lanciano mostre esplosive, come petardi ad orologeria dalla
gittata incalcolabile. “Caravaggio” , “Gli Impressionisti”, "Andy Warhol" ...più il tema e generico o nel caso delle
monografie più appetitoso, maggiore è il numero di opere raccolte al
suo interno. Milioni di carte scritte dai più quotati curatori,
esperti, collezionisti, intenditori, operatori d'asta, riviste
specializzate, accademici, utenti internet, pagine web, blog a tema
(questo compreso), istituzioni pubbliche, uffici stampa, tutto il
mondo dell'arte, quel mondo che secondo Danto [http://www.marinotti.com/arthur-danto/oltre-il-brillo-box] avrebbe lui solo il
diritto di elevare un opera al suo status di opera d'arte, si muove
freneticamente attorno a queste super mostre nella speranza di
compiere l'evento, la mostra record, sia in termini di botteghino che
per opere esposte.
Non
ci rendiamo conto che le sensazioni suscitate suggeriscono qualcosa
che solo raramente riusciamo a decifrare tanto è il lavoro che la
mente deve affrontare per ricomporne i pezzi?
E
così si continua imperterriti, convinti di essere nel giusto.
Saloni sempre più grandi, mostre sempre più ostruite. Ma qual'è il
fine di questa corsa all'evento? Ve lo diciamo noi: serve a farci
ricordare che Raffaello è il più grande artista del Rinascimento
maturo, ma senza sapere per quale motivo lo sia stato. Serve a farci
ricordare che la Pop Art è un arte "popolare" ma senza alcuna prospettiva semantica, senza alcuna disciplina
storico-critica: il volto di Marylin moltiplicato in più versioni
rimane il volto dell'attrice più in voga degli anni '60 e per questo
apprezzata anche dagli artisti contemporanei.
Tanto basta per
promuovere l'arte. Prendi un immagine, pubblicizzala, rendila famosa,
e diventerà un mito.
Quando
ritorneremo su una di queste opere, saremo convinti di guardare un
opera d'arte con occhio consapevole, certi di contemplare un prodotto
artistico dal valore inestimabile, ma semplicemente perché ce lo
hanno detto, perché ci hanno convinto, non perché realmente ne
abbiamo compreso il significato.
Ne
basterebbero due. Si esatto solo due. O magari anche una sola di
opera d'arte per scoprire non solo il suo significato ma per ampliare
il contesto fino all'infinito, arrendendosi esclusivamente entro i
limiti che il curatore si è imposto.
Un
confronto tra due sole opere per scatenare tutte le emozioni, i
ragionamenti, i rimandi storici, letterari, musicali... qualsiasi
elemento trascinante che animi in noi il “senso del bello” (o del
brutto).
Quante
opere bisogna vedere perché sia chiaro che Caravaggio è
stato un pittore del Reale. Cosa guarda il fruitore dell'opera? Davvero vogliamo che egli ricordi solo quello? Come
spieghi ad un visitatore i piedi sporchi dei pellegrini o il perché la
figura della Vergine sia posta sul ciglio della porta come una
prostituta? ....dopo aver visto venti o trenta opere di seguito
crediamo davvero che il compito sia meno arduo per loro, che usciti credono soddisfatti di aver compreso ogni cosa solamente per essersi soffermati nei chiaro/scuri del Merisi o nelle sue rughe d'espressione?
Quanti
prati, quanti fiori o quanti paesaggi ci servono per comprendere che
gli Impressionisti erano interpreti della natura e non reporter
accademici? Siamo sicuri che è questo che ci chiede chi guarda?
Davvero muore dalla voglia di vedere tele di una ventina di artisti diversi, per poi uscire dal percorso e credere di aver compreso
l'impressionismo e la sua svolta modernista solo per aver esclamato parole lusinghiere di fronte alle pennellate di Cézanne? Cosa credete che guardi
il visitatore ponendosi di fronte alle Ninfee di Monet [http://www.musee-orangerie.fr/homes/home_id24799_u1l2.htm]...la
trasparenza dell'acqua forse?
Chi
esce allora ricorderà forse qualche opera qua e là, di certo non sarà
facile ricordarne ne i nomi tanto meno gli anni di produzione a meno che quella tela non ci abbia colpito particolarmente. Nei casi più rari ci lanceremo
in una costatazione generica che racchiuda in sintesi il nostro
percorso, spesso tralasciando, certo inconsapevolmente, il meglio che
quella mostra poteva offrirci.
La
Gioconda di Leonardo è posta in una parete singola come unico oggetto
visibile. Ha ottenuto da sempre un luogo particolarreggiato. La sua collocazione isolata ne amplifica il
significato, ne racchiude in sé tutti i segreti ed al contempo
permette loro di essere scoperti di volta in volta, sguardo dopo
sguardo. Pensate se accanto alla Gioconda si mettesse la Sant' Anna, “e”
la Vergine delle rocce, "e” il Giovanni Battista...che senso ha
perdere quel fascino solo per poter dire: <<Ci siamo riusciti!. Siamo
riusciti a racchiudere i più bei capolavori di Leonardo entro un
unica mostra spettacolare.>> Appunto uno spettacolo, ma da
circo, e non di quelli migliori.
Non è questa diseducaizone all'arte.
Due
opere quindi, se necessario anche una sola. Una mostra indirizzata su
qualsiasi tema ma che derivi da pochissimi esemplari, anche da una sola
opera d'arte appunto. E più saranno i temi che da essa scaturiscono,
maggiore evidentemente sarà l' importanza del pezzo esposto. Chiunque
ricorderà quell'esperienza, quell'artista, quel singolo pezzo su cui
hanno posato lo sguardo e la mente per cosi tanto tempo come non erano mai stati abituati a fare. Ai curatori l'arduo compito dell'organizzazione espositiva, dopotutto si sono preparati proprio per affrontare sfide come queste.
Mettete
Wall in Naples [http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/thomas-jones-a-wall-in-naples] di Thomas Jones su di un muro monocromo e non basteranno due cataloghi per scoprire cosa
c'è dietro quel piccolo quadretto di soli 11,4 x 16 centimetri. Verrebbe fuori tutta la storia della pittura di paesaggio dal mondo classico sin ai giorni d'oggi.
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