Sharbat Gula è il nome della "ragazza
afgana" nello scatto di Steve Mccurry.
Soggetto, prospettiva, sfondo, colore, tutte le strutture fondamentali della composizione si legano armoniosamente rompendo confini e superficie. Occhi che rapiscono.
Dopo alcuni anni il Mccurry ritrova la stessa ragazza.
Quella fotografia che li aveva legati per così
tanto tempo si ripropone nel 2002 con un risultato molto diverso.
La speranza di vivere una vita diventa consapevolezza di averla vissuta.
Mi chiedo se in quel secondo scatto sia visibile l'emozione che il fotografo provò nell'aver ritrovato quella giovane donna.
Mi chiedo se la fortuna di cui quello
scatto ha goduto nel mondo dell'Arte Occidentale sia la stessa fortuna di cui abbia mai goduto Lei, che ne era l'artefice (almeno in parte).
Uno sguardo duro che non racconta ne speranza
ne fortuna.
Osservando quella "ragazza", gli spettatori tendono quasi ad abbassare lo sguardo; forse un
segno di rispetto, forse un disagio provocato dal senso di colpa. Il mondo
dell'Arte è in debito con Lei......e lo sa.
Nessun commento:
Posta un commento